19 OTTOBRE 2019 Sabato, 28a Settimana del Tempo Ordinario

Memoria Facoltativa dei Santi Giovanni de Brébeuf e Isacco Jogues, Sacerdoti, e Compagni, Martiri
Memoria Facoltativa di San Paolo della Croce

 
Rm 4,13.16-18
Sal 105,6-9.42-43
Lc 12,8-12

Nel Vangelo di oggi, Gesù prevede i vari contesti in cui i suoi apostoli gli saranno testimoni, considerando la possibilità che incontrino una reazione ostile. Apparendo nelle sinagoghe e davanti alle autorità civili, porteranno la loro testimonianza di fede sia in ambito secolare che religioso. Le sue parole trovano compimento negli Atti degli Apostoli quando Paolo predica nella sinagoga di Salamina (cfr. At 13,4-17) e quando è testimone di Gesù davanti alle autorità romane (cfr. At 21,33-22,29). Gesù assicura ai suoi seguaci che la loro testimonianza terrena raggiungerà i cieli: come loro riconoscono il Figlio dell’Uomo in ambiti terreni, civili o religiosi, così il Figlio dell’Uomo li riconoscerà davanti agli angeli di Dio.

Subito prima, Gesù aveva invitato i suoi discepoli ad avere coraggio e fiducia in tempi di persecuzione. Come si deduce dal resto del discorso missionario, egli non garantisce loro la serenità o l’immunità davanti alla violenza e al rifiuto, ma indica loro la vera radice della libertà: la vittoria sulla paura la cui fonte si trova nella vittoria di Gesù sulla morte. La Pasqua sarà, per Gesù e i suoi discepoli, l’esperienza di questa vittoria.

Al processo storico, nel quale i discepoli sono chiamati a riconoscere pubblicamente Gesù come Signore e Messia, corrisponde il giudizio finale davanti a Dio, in cui Gesù stesso, nel ruolo di Figlio dell’Uomo, sarà l’avvocato e il difensore. Nell’immagine del processo giuridico (cfr. Is 50,8-9; Rm 8,33), il pensiero va al Signore risorto, che vive presso Dio, ma che è presente nella sua Chiesa in maniera efficace, mediante il suo Spirito, nel pubblico scontro con i capi e i potenti di questo mondo che i discepoli continuano ad affrontare (cfr. Lc 11,11-12).

L’affermazione di Gesù, per cui il vilipendio contro lo Spirito Santo non può essere mai perdonato, è piuttosto sorprendente, se comparata a quella parte del Vangelo in cui si narra la parabola del figliol prodigo, che ha il perdono dei peccati come suo tema principale. Ma questo insegnamento dovrebbe essere interpretato alla luce della particolare comprensione della nozione di Luca della missione cristiana. I seguaci del Figlio dell’Uomo lo respingeranno, come testimoniato anche dalla negazione di Gesù da parte di Pietro, primo tra i suoi apostoli, al momento dell’arresto. Pietro non riesce a riconoscere e ad aderire totalmente a Gesù perché non ha ancora assistito alla sua passione, alla sua risurrezione e non ha ancora ricevuto lo Spirito Santo nella Pentecoste. Tuttavia, a Pietro è perdonata questa infe- deltà nel saluto del Signore risorto: «Pace a voi!» (Lc 24,36) e nell’amore (cfr. Gv 21,15-9). Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, l’esperienza del Vangelo è completa e Pietro, rinnovato, è ora pieno della forza di Cristo Risorto, certo del dono della fede. La sua stessa professione cristologica era frutto dello Spirito in lui (cfr. Mt 16,18).

Certamente, Luca ha ben presenti le esperienze della primitiva Chie- sa degli Atti: la coraggiosa testimonianza degli apostoli (cfr. At 4,8 ss.; 5,32), ma anche l’impegno delle comunità cristiane esposte al rischio di apostasia o mancanza di fede di fronte alle minacce e repressioni prove- nienti dall’esterno. Egli allora ricorda un detto di Gesù che dovrebbe far riflettere i cristiani, renderli maggiormente coscienti e fortificarli: una parola contro il Figlio dell’Uomo può essere perdonata, ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sembra avere perdono. Colui che ha respinto il Figlio dell’Uomo durante il suo ministero terreno sarà perdonato e avrà una nuova opportunità attraverso il dono dello Spirito nella Pentecoste; riceverà, quindi, una possibilità di conversione e di perdono: è il caso di Paolo e di numerosi ebrei convertiti. Ma come potrà essere perdonato chi rifiuta lo stesso Spirito fonte e attuazione del perdono, del pentimento e del rinnovamento dei discepoli nella Pasqua di Gesù? Di questo Luca vede una conferma anche nell’esperienza dell’indurimento e della cecità di coloro che hanno rifiutato la testimonianza degli apostoli (cfr. At 28,25- 28). Si tratta di una chiusura totale, libera e cosciente all’azione dello Spirito, al suo movimento di riconciliazione e perdono, a tal punto che nessuno potrà essere forzato, contro la sua esplicita volontà e azione, ad essere salvato. L’incontro o il rifiuto con lo Spirito di Dio è un misterioso rapporto della nostra coscienza e della nostra libertà con Dio: il nostro cuore è pienamente scrutabile solo da Dio e in Dio. Solo Dio, che conosce i nostri cuori, concede il perdono dei peccati e la salvezza.