Germania: la storia di una famiglia italiana in missione

Ezio Massimo Arrigoni, detto Max, e la moglie Patrizia, detta Patty, hanno tre figli naturali di 8, 14 e 18 anni. Vivono in Germania (Europa), a circa 60 km da Colonia, e dal 3 gennaio 2014 insieme ad altri tre bimbi di 2, 5 e 6 anni, in affido. Sono una famiglia particolare o forse proprio per questo, normalissima: Max e Patty sono un papà e una mamma di una Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Collaborano con l’Ufficio tedesco per i minori, riconosciuti a livello ecclesiale e giuridico. Oltre ai tre figli in affido, la Casa ospita altre persone bisognose o in cerca di aiuto, non solo bambini ma anche ragazzi, ragazze madri, anziani soli, ecc. Si tratta dunque di una casa aperta a chi ha più bisogno, a chi una casa non ce l’ha più. «La nostra casa è aperta, siamo impegnati 24 ore su 24 alla condivisione della quotidianità. Si diventa figlio, cugino, nonno, zio. È una realtà fluida e sempre aperta a cambiamenti continui».

La moglie Patty definisce la loro missione così: «Noi siamo una mamma e un papà 24 ore su 24. C’è sempre molto da fare, basti pensare ai tanti bambini e ai figli, da qualche mese Max è inoltre il sagrestano della Chiesa». «La dimensione spirituale è la maniglia a cui aggrapparci», aggiunge Max.

La Casa Famiglia è la punta di diamante della Comunità Giovanni XXIII, una realtà molto fluida, con rosario e liturgia delle ore, nella quale le giornate scorrono veloci tra problematiche di ogni genere. Gillian, 18 anni, la figlia più grande, spiega: «È una bella esperienza anche molto difficile, ma conosci tante persone, è un arricchimento». 

La gioia di accogliere, aiutare e fare del bene è più grande di ogni fatica e porta a realizzare veramente un’unica grande famiglia, dove certamente non mancano gli impegni e le difficoltà. Occorre sempre fare attenzione al rischio di essere travolti dalla quotidianità operosa: si rischia di diventare facchini e non innamorati di Dio come diceva Don Oreste Benzi. Dice Max: «Per noi non c'è differenza tra figli naturali e, come don Oreste chiamava i bimbi accolti in Casa Famiglia, quelli rigenerati nell’amore e penso ai nostri tre bimbi in affido».

Spiega il capofamiglia: «Una grande grazia è la cappella della nostra casa, il cuore della Casa Famiglia. Noi abbiamo chiesto di avere il Santissimo per poter fare adorazione. Siamo ministri straordinari dell’Eucaristia e devoti alla Madonna che scioglie i nodi».