Uganda: Una scuola per rinascere

Matteo Severgnini appartiene ai Memores Domini, e dal 2012 opera in Uganda dove è insegnante e coordinatore presso la "Luigi Giussani High School” di Kampala. Matteo insegnava storia e filosofia da sei anni in una bella scuola nella provincia bergamasca: «Mi sono ritrovato a dire immediatamente di sì per l’esperienza di pienezza e soddisfazione che stavo vivendo in Italia», spiega. «Sembra un paradosso, ma la letizia che albergava nel mio cuore mi ha reso disponibile immediatamente. In più la proposta arrivava da persone che mi sono amiche e che mi hanno educato a riconoscere che la prima terra di missione è sempre il proprio cuore, là dove il Mistero gioca la grande partita di riconquistarmi a ogni istante. La curiosità e il desiderio di verificare tutto quel che avevo ricevuto hanno fatto il resto».

Non è stato particolarmente difficile lasciare l’Italia, «è stato come lasciare casa per tornare a casa. Tutto è stato ed è occasione per riconquistare la ragione essenziale del mio partire ed essere in Uganda: Cristo. Ricordo le parole di Julian Carron prima di partire: “Si vive e si parte per conoscere di più la propria vocazione, perché i nostri fratelli uomini hanno bisogno solo di vedere uno che dice il proprio sì e risponde al Tu, non di altro. Nella tua vocazione stai rispondendo a Colui che il cuore dell'uomo, ad ogni latitudine e longitudine, desidera. Fino a poter dire come diceva Giussani: Cristo vita della mia vita”».

Dirigere una scuola in Uganda innanzitutto significa formare i docenti e nel 2017 la “Luigi Giussani High School” è stata considerata per i risultati ottenuti la 76a migliore scuola di tutta l’Uganda su 1.652 istituti. Questa scuola ha una storia particolare: è stata costruita dalle madri dei figli che la frequentano. Quelle mamme, per lo più vittime di violenza disumana, di persecuzioni, degli orrori della guerra e malate di HIV, facendo enormi sacrifici hanno iniziato nel 2001 a creare collane in carta colorata riciclata - striscioline arrotolate come perline e poi impermeabilizzate con lo smalto - e ne hanno vendute 48.000.

Ora la scuola esiste e funziona. «Il motto che gli insegnati si sono dati è “insegnare è la modalità adulta per imparare”», spiega Severgnini. «Questo rispecchia veramente il cuore del lavoro didattico che sto seguendo: infatti, non si può educare senza essere educati. Alla “Luigi Giussani” non si picchia. Non è solo una policy della scuola, ma nasce dalla nuova coscienza che l’uomo ha una dignità irriducibile, e se ciascuno scopre per sé questo, tratterà anche chi ha di fronte con lo stesso amore e rispetto. Per questo alla domanda posta in un questionario ai nostri studenti su “Cosa ti piace di più della tua scuola?”, l’89% dei nostri ragazzi ha risposto: “Il rapporto che ho con i professori. Mi fanno sentire sempre a casa”».